INCONTRI PARROCCHIALI

– TRIDUO PASQUALE: Il Parroco invita a partecipare alle celebrazioni della Settimana Santa in particolare il Giovedì, Venerdì e Sabato Santo e la Domenica di Pasqua.

BASILIANO: Il Parroco, giovedì 13 aprile 2023, alle ore 20.00, presso i locali della canonica, incontra i genitori dei bambini che saranno battezzati il 23 aprile 2023.

BASILIANO: Il Parroco da lunedì 17 aprile 2023 inizierà la Benedizione delle case. Nel bollettino di Pasqua troverete un foglietto dove indicare la vostra preferenze  di giornata e orario della benedizione. Il foglietto potrà essere consegnato al Parroco, alle Suore o imbucarlo nella cassetta delle lettere della canonica.

 

ORARI CONFESSIONI PASQUA 2023

VILLAORBA

Domenica 02 aprile: dalle 17.00 alle 18.00.

BASILIANO

 Lunedì  03 aprile: dalle 9.30 alle 11.30 e dalle 15.00 alle 17.00.
Martedì  04 aprile: dalle 9.30 alle 11.30 e dalle 15.00 alle 17.00.
Mercoledì  05 aprile: dalle 9.30 alle 11.30 e dalle 15.00 alle 17.00.
Giovedì  06 aprile: dalle 15.00 alle 17.00.
Venerdì 07 aprile: dalle 9.30 alle 11.30.
Sabato 08 aprile: dalle 10.00 alle 11.30 e dalle 15.00 alle 17.00.

 

RIFLESSIONE DEL PARROCO

A Pasqua la Chiesa ci ricorda che Gesù Cristo è morto per tutti e che tutti siamo figli suoi.
La Chiesa ci aiuta a capire e soprattutto a vivere che non ci sono più io e tu, ma la vera e unica realtà è il noi, che comprende me e te.
Il male nasce proprio dalla divisione: quando si divide l’unità allora nascono il male e il bene, il buono e il cattivo, il santo e il peccatore, il paradiso e l’inferno. Ma la realtà è che siamo tutti uniti. La realtà è che io non sono dissociato da te e tu da me. Siamo in connessione, siamo collegati, ci trasmettiamo onde, informazioni, influenze. Dio è Uno e tutti siamo Uniti. E l’Universo non è nient’altro che andare verso l’uno.

Cosa vuol dire essere risorti per noi, allora?

Ecco gli uomini Risorti: quelli che non dicono più: “È colpa sua!… Si arrangino!… Io non c’entro!… Non sono mica affari miei!… Se la sono voluta”, ma quelli, poiché sanno che tutti siamo Uno, che decidono di dire e di fare: “Mi interessa… mi sta a cuore… so che c’entro anch’io… so che io posso fare qualcosa anche da qui se sono a chilometri di distanza… quello che è successo non mi lascia indifferente…”.
I Risorti sanno che leader positivi,  gli uomini di luce, hanno la forza di cambiare il mondo.
I Risorti sanno che la loro luce irradia chiunque incontrano: per questo lavorano su di sé per essere degli uomini e delle donne migliori. Non per essere più degli altri ma perché amano (oltre che se stessi) questo mondo e lo vogliono più luminoso.
I Risorti sanno che le cellule del nostro corpo sono sintonizzate, in risonanza con il cervello (ecco perché i pensieri producono) e che il cervello è in risonanza con il loro cuore: ecco perché si sentono responsabili del mondo.   Quando amano, la risonanza “amore” vibra in tutto ciò che esiste; quando perdonano, quando vivono gesti di generosità, di compassione, di servizio, di tenerezza, di amicizia, di ascolto profondo, di meditazione, tutto il mondo viene risanato. Così come quando vivono la rabbia, l’odio, il giudizio, oltre che stare male loro stessi, tutto il mondo “si ammala” un po’.
L’amore è un lusso. È abbondanza.
I Risorti sanno che i leader positivi non sono gli altri ma loro stessi.
I Risorti non mandano gli altri: i Risorti vanno loro.
I Risorti sanno che il Risorto sono io.

 

INSIEME N° 14/2023

S.S. Messe e Celebrazioni
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DOMENICA 02: Domenica delle Palme e della Passione del Signore, rosso

INIZIA LA SETTIMANA SANTA.
Ad ogni inizio S. Messa si svolgeranno le processioni con le palme.

A Basiliano: ore 7.30, Canto delle Lodi mattutine.
SS. Messe Festive: ore 9.00, a Orgnano (dalla sala parrocchiale); Ore 10.00 a Basiliano, Blessano e Villaorba; ore 11.15 a Basagliapenta, Variano e Vissandone.

LUNEDÍ 03: Messa della feria, viola
A Basiliano: ore 7.00, Lodi mattutine; ore 7.30, S. Messa.
S.Messa serale: ore 18.30, Variano.

MARTEDÍ 04: Messa della feria, viola
A Basiliano: ore 7.00, Lodi mattutine; ore 7.30, S. Messa.
S.Messa serale: ore 18.30, Basagliapenta.

MERCOLEDÍ 05: Messa della feria, viola
A Basiliano: ore 7.00, Lodi mattutine; ore 7.30, S. Messa.
S.Messe serale: ore 18.30, Villaorba.

GIOVEDÍ 06: Cena del signore, bianco
A Basiliano: ore 7.30, Lodi mattutine.
S.Messa dell’ultima cena: ore 18.30, Variano; ore 20.00, Basiliano (in questa celebrazione si farà la Lavanda dei piedi e si consegneranno le vestine ai bambini che si preparano alla Prima Comunione).

VENERDÍ 07: Celebrazione della Passione del Signore, rosso
A Basiliano: ore 7.30, Lodi mattutine.
Liturgia della Passione: ore 15.00, a Basiliano e Variano.
Rito della Via Crucis: ore 20.00, da Blessano a Variano; ore 20.30, a Villaorba.

SABATO 08: Veglia pasquale, bianco
A Basiliano: ore 7.30, Canto delle Lodi mattutine.
Solenne Veglia Pasquale con Benedizione del fuoco, del cero e dell’acqua: ore 20.00, a Basiliano e Variano.

DOMENICA 09: Pasqua del Signore, bianco

SANTA PASQUA DI RISURREZIONE DEL SIGNORE!

A Basiliano: ore 7.30, Canto delle Lodi mattutine.
SS. Messe Festive: ore 9.00, a Orgnano; ore 10.00 a Basiliano, Blessano e Villaorba; ore 11.15 a Basagliapenta, Variano e Vissandone.
– BASILIANO: ore 17.30, Vespri; ore 18.00, S. Messa.

RIFLESSIONE DEL PARROCO

II. LA GLOBALIZZAZIONE DEL MONDO TECNOCRATICO (quarta parte)
La specializzazione propria della tecnologia implica una notevole difficoltà ad avere uno sguardo d’insieme. La frammentazione del sapere assolve la propria funzione nel momento di ottenere applicazioni concrete, ma spesso conduce a perdere il senso della totalità, delle relazioni che esistono tra le cose, dell’orizzonte ampio, senso che diventa irrilevante. Questo stesso fatto, impedisce di individuare vie adeguate per risolvere i problemi più complessi del mondo attuale, soprattutto quelli dell’ambiente e dei poveri, che non si possono affrontare a partire da un solo punto di vista o da un solo tipo di interessi. Una scienza che pretenda di offrire soluzioni alle grandi questioni, dovrebbe necessariamente tener conto di tutto ciò che la conoscenza ha prodotto nelle altre aree del sapere, comprese la filosofia e l’etica sociale. Ma questo è un modo di agire difficile da portare avanti oggi. Perciò non si possono nemmeno riconoscere dei veri orizzonti etici di riferimento. La vita diventa un abbandonarsi alle circostanze condizionate dalla tecnica, intesa come la principale risorsa per interpretare l’esistenza. Nella realtà concreta che ci interpella, appaiono diversi sintomi che mostrano l’errore, come il degrado ambientale, l’ansia, la perdita del senso della vita e del vivere insieme. Si dimostra così ancora una volta che la realtà è superiore all’idea.

 

RIFLESSIONE DEL PARROCO

  1. LA GLOBALIZZAZIONE DEL MONDO TECNOCRATICO (terza parte)

Il mondo tecnocratico tende ad esercitare il proprio dominio anche sull’economia e sulla politica. L’economia assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto, senza prestare attenzione a eventuali conseguenze negative per l’essere umano. La finanza soffoca l’economia reale. Non si è imparata la lezione della crisi finanziaria mondiale e con molta lentezza si impara quella del deterioramento ambientale. In alcuni circoli, si sostiene che l’economia attuale e la tecnologia risolveranno tutti i problemi ambientali, allo stesso modo in cui si afferma, con un linguaggio non accademico, che i problemi della fame e della miseria nel mondo si risolveranno semplicemente con la crescita del mercato. Non è una questione di teorie economiche, che forse nessuno oggi osa difendere, bensì del loro insediamento nello sviluppo fattuale dell’economia. Coloro che non lo affermano con le parole lo sostengono con i fatti, quando non sembrano preoccuparsi per un giusto livello della produzione, una migliore distribuzione della ricchezza, una cura responsabile dell’ambiente o i diritti delle generazioni future. Con il loro comportamento affermano che l’obiettivo della massimizzazione dei profitti è sufficiente. Il mercato da solo però non garantisce lo sviluppo umano integrale e l’inclusione sociale. Nel frattempo, abbiamo una sorta di super sviluppo dissipatore e consumistico che contrasta in modo inaccettabile con perduranti situazioni di miseria disumanizzante, mentre non si mettono a punto con sufficiente celerità istituzioni economiche e programmi sociali che permettano ai più poveri di accedere in modo regolare alle risorse di base. Non ci si rende conto a sufficienza di quali sono le radici più profonde degli squilibri attuali, che hanno a che vedere con l’orientamento, i fini, il senso e il contesto sociale della crescita tecnologica ed economica.

RIFLESSIONE DEL PARROCO

III. LA GLOBALIZZAZIONE DEL PARADIGMA TECNOCRATICO (seconda parte)
Possiamo perciò affermare che all’origine di molte difficoltà del mondo attuale vi è anzitutto la tendenza, non sempre cosciente, a impostare la metodologia e gli obiettivi della tecnoscienza secondo un paradigma di comprensione che condiziona la vita delle persone e il funzionamento della società. Gli effetti dell’applicazione di questo modello a tutta la realtà, umana e sociale, si constatano nel degrado dell’ambiente, ma questo è solo un segno del riduzionismo che colpisce la vita umana e la società in tutte le loro dimensioni. Occorre riconoscere che i prodotti della tecnica non sono neutri, perché creano una trama che finisce per condizionare gli stili di vita e orientano le possibilità sociali nella direzione degli interessi di determinati gruppi di potere. Certe scelte che sembrano puramente strumentali, in realtà sono scelte attinenti al tipo di vita sociale che si intende sviluppare.
Non si può pensare di sostenere un altro paradigma culturale e servirsi della tecnica come di un mero strumento, perché oggi il paradigma tecnocratico è diventato così dominante, che è molto difficile prescindere dalle sue risorse e, ancora più difficile è utilizzare le sue risorse senza essere dominati dalla sua logica. È diventato contro-culturale scegliere uno stile di vita con obiettivi che almeno in parte possano essere indipendenti dalla tecnica, dai suoi costi e dal suo potere globalizzante e massificante. Di fatto la tecnica ha una tendenza a far sì che nulla rimanga fuori dalla sua ferrea logica, e l’uomo che ne è il protagonista sa che, in ultima analisi, non si tratta né di utilità, né di benessere, ma di dominio; dominio nel senso estremo della parola. Per questo cerca di afferrare gli elementi della natura ed insieme quelli dell’esistenza umana. Si riducono così la capacità di decisione, la libertà più autentica e lo spazio per la creatività alternativa degli individui.

RIFLESSIONE DEL PARROCO

I. LA TECNOLOGIA: CREATIVITÀ E POTERE (seconda parte)

Si tende a credere che ogni acquisto di potenza sia semplicemente progresso, accrescimento di sicurezza, di utilità, di benessere, di forza vitale, di pienezza di valori, come se la realtà, il bene e la verità sbocciassero spontaneamente dal potere stesso della tecnologia e dell’economia. Il fatto è che l’uomo moderno non è stato educato al retto uso della potenza, perché l’immensa crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo dell’essere umano per quanto riguarda la responsabilità, i valori e la coscienza. Ogni epoca tende a sviluppare una scarsa autocoscienza dei propri limiti. Per tale motivo è possibile che oggi l’umanità, non avverta la serietà delle sfide che le si presentano e, la possibilità dell’uomo di usare male della sua potenza è in continuo aumento quando non esistono norme di libertà, ma solo pretese necessità di utilità e di sicurezza. L’essere umano non è pienamente autonomo. La sua libertà si ammala quando si consegna alle forze cieche dell’inconscio, dei bisogni immediati, dell’egoismo, della violenza brutale. In tal senso, è nudo ed esposto di fronte al suo stesso potere che continua a crescere, senza avere gli strumenti per controllarlo.           Può disporre di meccanismi superficiali, ma possiamo affermare che gli mancano un’etica adeguatamente solida, una cultura e una spiritualità che realmente gli diano un limite e lo contengano entro un lucido dominio di sé.

II. LA GLOBALIZZAZIONE DEL PARADIGMA TECNOCRATICO (prima parte)

 Il problema fondamentale è un altro, ancora più profondo: il modo in cui di fatto l’umanità ha assunto la tecnologia e il suo sviluppo insieme ad un paradigma omogeneo e unidimensionale. In tale paradigma risalta una concezione del soggetto che progressivamente, nel processo logico-razionale, comprende e in tal modo possiede l’oggetto che si trova all’esterno. Tale soggetto si esplica nello stabilire il metodo scientifico con la sua sperimentazione, che è già esplicitamente una tecnica di possesso, dominio e trasformazione. È come se il soggetto si trovasse di fronte alla realtà informe totalmente disponibile alla sua manipolazione. L’intervento dell’essere umano sulla natura si è sempre verificato, ma per molto tempo ha avuto la caratteristica di accompagnare, di assecondare le possibilità offerte dalle cose stesse. Si trattava di ricevere quello che la realtà naturale da sé permette, come tendendo la mano. Viceversa, ora ciò che interessa è estrarre tutto quanto è possibile dalle cose attraverso l’imposizione della mano umana, che tende ad ignorare o a dimenticare la realtà stessa di ciò che ha dinanzi. Per questo l’essere umano e le cose hanno cessato di darsi amichevolmente la mano, diventando invece dei contendenti. Da qui si passa facilmente all’idea di una crescita infinita o illimitata, che ha tanto entusiasmato gli economisti, i teorici della finanza e della tecnologia. Si tratta del falso presupposto che esiste una quantità illimitata di energia e di mezzi utilizzabili, che la loro immediata rigenerazione è possibile e che gli effetti negativi delle manipolazioni della natura possono essere facilmente assorbiti.

RIFLESSIONE DEL PARROCO

CAPITOLO TERZO
LA RADICE UMANA DELLA CRISI ECOLOGICA
A nulla ci servirà descrivere i sintomi, se non riconosciamo la radice umana della crisi ecologica. Vi è un modo di comprendere la vita e l’azione umana che è deviato e, che contraddice la realtà fino al punto di rovinarla. Propongo di concentrarci sul paradigma tecnocratico dominante e sul posto che vi occupano l’essere umano e la sua azione nel mondo.
LA TECNOLOGIA: CREATIVITÀ E POTERE (prima parte)
L’umanità è entrata in una nuova era in cui la potenza della tecnologia ci pone di fronte ad un bivio. Siamo gli eredi di due secoli di enormi ondate di cambiamento: la macchina a vapore, la ferrovia, il telegrafo, l’elettricità, l’automobile, l’aereo, le industrie chimiche, la medicina moderna, l’informatica e, più recentemente, la rivoluzione digitale, la robotica, le biotecnologie e le nanotecnologie. È giusto rallegrarsi per questi progressi ed entusiasmarsi di fronte alle ampie possibilità che ci aprono queste continue novità, perché la scienza e la tecnologia sono un prodotto meraviglioso della creatività umana che è un dono di Dio. La trasformazione della natura a fini di utilità è una caratteristica del genere umano fin dai suoi inizi, e in tal modo la tecnica esprime la tensione dell’animo umano verso il graduale superamento di certi condizionamenti materiali. La tecnologia ha posto rimedio a innumerevoli mali che affliggevano e limitavano l’essere umano. Non possiamo non apprezzare e ringraziare per i progressi conseguiti, specialmente nella medicina, nell’ingegneria e nelle comunicazioni. E come non riconoscere tutti gli sforzi di molti scienziati e tecnici che hanno elaborato alternative per uno sviluppo sostenibile?
La tecnoscienza, ben orientata, è in grado non solo di produrre cose realmente preziose per migliorare la qualità della vita dell’essere umano, a partire dagli oggetti di uso domestico fino ai grandi mezzi di trasporto, ai ponti, agli edifici, agli spazi pubblici. È anche capace di produrre il bello e di far compiere all’essere umano, immerso nel mondo materiale, il “salto” nell’ambito della bellezza. Si può negare la bellezza di un aereo, o di alcuni grattacieli? Vi sono preziose opere pittoriche e musicali ottenute mediante il ricorso ai nuovi strumenti tecnici. In tal modo, nel desiderio di bellezza dell’artefice e in chi quella bellezza contempla, si compie il salto verso una certa pienezza propriamente umana. Tuttavia non possiamo ignorare che l’energia nucleare, la biotecnologia, l’informatica, la conoscenza del nostro stesso DNA e altre potenzialità che abbiamo acquisito ci offrono un tremendo potere. Anzi, danno a coloro che detengono la conoscenza e soprattutto il potere economico per sfruttarla un dominio impressionante sull’insieme del genere umano e del mondo intero. Mai l’umanità ha avuto tanto potere su sé stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene, soprattutto se si considera il modo in cui se ne sta servendo. Basta ricordare le bombe atomiche lanciate in pieno XX secolo, come il grande spiegamento di tecnologia ostentato dal nazismo, dal comunismo e da altri regimi totalitari al servizio dello sterminio di milioni di persone, senza dimenticare che oggi la guerra dispone di strumenti sempre più micidiali. In quali mani sta e in quali può giungere tanto potere? È terribilmente rischioso che esso risieda in una piccola parte dell’umanità.
Queste cose ci fanno riflettere?

 

RIFLESISONE DEL PARROCO

VII. LO SGUARDO DI GESÙ (seconda parte)

Quando percorreva ogni angolo della sua terra, si fermava a contemplare la bellezza seminata dal Padre suo, e invitava i discepoli a cogliere nelle cose un messaggio divino: «Alzate i vostri occhi e guardate i campi, che già biondeggiano per la mietitura» (Gv 4,35). «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero» (Mt 13,31-32).
Gesù viveva una piena armonia con la creazione e gli altri ne rimanevano stupiti: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?» (Mt 8,27). Non appariva come un asceta separato dal mondo o nemico delle cose piacevoli della vita. Riferendosi a sé stesso affermava: «È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone”» (Mt 11,19). Era distante dalle filosofie che disprezzavano il corpo, la materia e le realtà di questo mondo. Tuttavia, questi dualismi malsani hanno avuto un notevole influsso su alcuni pensatori cristiani nel corso della storia e hanno deformato il Vangelo. Gesù lavorava con le sue mani, prendendo contatto quotidiano con la materia creata da Dio per darle forma con la sua abilità di artigiano. È degno di nota il fatto, che la maggior parte della sua vita è stata dedicata a questo impegno, in un’esistenza semplice che non suscitava alcuna ammirazione: «Non è costui il falegname, il figlio di Maria?» (Mc 6,3). Così ha santificato il lavoro e gli ha conferito un peculiare valore per la nostra maturazione. San Giovanni Paolo II, insegnava che sopportando la fatica del lavoro in unione con Cristo crocifisso per noi, l’uomo collabora in qualche modo col Figlio di Dio alla redenzione dell’umanità.

Secondo la comprensione cristiana della realtà, il destino dell’intera creazione passa attraverso il mistero di Cristo, che è presente fin dall’origine: «Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui» (Col 1,16). Il prologo del Vangelo di Giovanni (1,1-18) mostra l’attività creatrice di Cristo come Parola divina (Logos). Ma questo prologo sorprende per la sua affermazione che questa Parola «si fece carne» (Gv 1,14). Una Persona della Trinità si è inserita nel cosmo creato, condividendone il destino fino alla croce. Dall’inizio del mondo, ma in modo particolare a partire dall’incarnazione, il mistero di Cristo opera in modo nascosto nell’insieme della realtà naturale, senza per questo ledere la sua autonomia.

 Il Nuovo Testamento, non solo ci parla del Gesù terreno e della sua relazione tanto concreta e amorevole con il mondo. Lo mostra anche risorto e glorioso, presente in tutto il creato con la sua signoria universale: «È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli» (Col 1,19-20). Questo ci proietta alla fine dei tempi, quando il Figlio consegnerà al Padre tutte le cose, così che «Dio sia tutto in tutti» (1 Cor 15,28). In tal modo, le creature di questo mondo non ci si presentano più come una realtà meramente naturale, perché il Risorto le avvolge misteriosamente e le orienta a un destino di pienezza. Gli stessi fiori del campo e gli uccelli che Egli contemplò ammirato con i suoi occhi umani, ora sono pieni della sua presenza luminosa.