Patrono di Orgnano: San Bartolomeo, Apostolo e Martire
– I° secolo – 24 agosto
È dal IX secolo che la festa di Bartolomeo Apostolo viene celebrata, secondo l’ancora più antica tradizione orientale, il 24 oppure il 25 agosto. Al 24 venne fissata nel 1568 dal Calendario romano, e a questa data è stata conservata dall’attuale revisione liturgica. Il nome di Bartolomeo, largamente ripetuto tra i fedeli, è composto in realtà da una parola ebraica e da un nome greco, e significa, «figlio di Tolomeo». Tre degli Evangelisti, oltre agli Atti degli Apostoli, citano accanto a quello di Filippo, il nome di Bartolomeo, cioè del figlio di Tolomeo, tra i primi dodici Apostoli di Gesù, i dodici dell’Ultima Cena, che costituiscono perciò il cosiddetto «Cenacolo». Ma Giovanni, anch’egli uno dei Dodici ‘ infallibile testimone dei fatti della vita del Maestro, non fa, nel suo Evangelo, il nome di Bartolomeo. Al suo posto appare invece Natanaele. Sarebbe questo il vero nome del compagno di Filippo: Natanaele Bartolomeo, cioè figlio di Tolomeo. La «vocazione» di Natanaele, cioè la chiamata dell’Apostolo Bartolomeo da parte dei Maestro, è una delle pagine più ariose dei Vangelo, e per quanto la Scrittura non ci dica altro sul suo conto, è sufficiente a illuminare la figura dell’Apostolo, uomo generoso e discepolo leale. Filippo, il suo compagno, aveva già incontrato Gesù. Ne parlò con calore a Natanaele: «Abbiamo trovato colui di cui scrissero Mosè nella Legge e i Profeti: Gesù di Nazaret». Natanaele si strinse nelle spalle: con parole dubitose cercò di coprire la trepidazione che l’annunzio del compagno aveva destato nella sua anima: «Può mai venire qualcosa di buono da Nazaret?», rispose. Filippo insisté: «Vieni e vedi». Proprio in quel momento, si fa loro incontro Gesù. £ il primo a parlare, ancora distante dai due compagni, con voce alta: «Ecco un vero Israelita, nel quale non c’è malizia». Natanaele sussulta: «Come mai mi conosci?». «Prima che Filippo ti chiamasse, ti ho visto quando eri sotto il fico». Cade così il dubbio, e la trepidazione di Natanaele si scioglie in parole di gioia. «Maestro, tu sei il figlio di Dio; tu sei il Re d’Israele». Gesù sorride all’Israelita senza malizia, maturato alla sua chiamata come i turgidi e dolci frutti dell’albero sotto al quale, tacitamente, egli l’ha scelto: «Perché ti ho detto d’averti veduto sotto il fico, tu credi? Tu vedrai cose più grandi di queste». Dopo la Pentecoste, anche Bartolomeo partì per il suo lungo viaggio senza ritorno, come seminatore della parola della vita. Molte e vaste furono le terre della sua missione: l’Arabia Felice, la Frigia, la Licaonia, il Ponto, l’Armenia, e quella regione che gli antichi scrittori chiamano vagamente «India». In Armenia, per ordine del Re Astrage, sarebbe stato consumato il martirio dell’Apostolo; scorticato vivo e poi decapitato, o crocifisso. Poiché il suo corpo suscitava straordinari prodigi, la leggenda dice che fu gettato in mare, e dopo una lunga deriva giunse a toccar terra alle isole Lipari, al largo delle coste sicule. Anche qui avrebbe operato uno strepitoso miracolo, facendo allontanare il monte Vulcano, che metteva in pericolo la vita delle popolazioni con le sue improvvise eruzioni. Da Lipari, le reliquie avrebbero raggiunto la terraferma italiana e la città di Benevento; finalmente sarebbero giunte a Roma, per essere interrate nell’Isola Tiberina, dove ora sorge la Chiesa di San Bartolomeo all’Isola. Qui, in mezzo alle acque del Tevere, come su un immobile vascello, il Santo viaggiatore in vita e navigatore in morte, l’Israelita senza malizia, l’Apostolo di Gesù sembra continuare il suo glorioso viaggio, iniziato quando lo sguardo del Maestro lo trasse dal suo riposo, all’ombra pigra delle foglie del fico.