Variano

varianoParrocchia San Giovanni Battista
Largo don Luigi Vicario, 1 33031 Variano

– Pieve di San Giovanni Battista, costituita prima del 1100 –

Lo studioso delle origini del cristianesimo Antonio Maria Lupi nella sua opera “Archeologia Cristiana – epigrafia”, scritta nel 1734, fa un “Excursus critico-chronologicus circa antiqua ecclesia moren annotandis temporibus”. Da questo testo apprendiamo che, nei primi secoli del cristianesimo, la Chiesa di Roma manteneva la lingua latina classica per la liturgia ad onta della lingua ormai corrottissima parlata dalla plebe; inoltre che i cristiani numeravano le giornate del lunario quotidianamente dedicandole ai Santi e ai Martiri, per dare alla Chiesa maggiore vigore e prestigio. Il Lupi nella sua opera “De Parochis” fa rimontare le pievi rurali all’epoca della cessazione delle persecuzioni (313 d.C.), citando storici di quell’epoca. La Chiesa della Pieve era considerata Matrice: in essa vi era il fonte battesimale e in certe solennità convenivano con le croci e le insegne sacre gli officianti, curati, parroci e per contrassegno di onore alla Matrice presentavano offerte di cera, contribuzioni ed altro. Le prime notizie sulla Pieve di Variano si hanno in un documento longobardo del 762, riportato nel Codice della Chiesa di Grado del X° secolo, dove si leggono i nomi di alcuni paesi friulani tra cui Varianum. Lo storico Ludovico Antonio Muratori (1672-1750), nella sua monumentale opera “Rerum italicarum scriptores”, scritta tra il 1723 e il 1738, nel volume XVI, che tratta della “Vitae Patriarcharum Aquilejensium” (attribuita ad Antonio Bellomo di Udine) parla nella vita del vescovo Niceta (454 d.C.) del Codice della Chiesa di Grado, risalente al X° secolo. Di questo codice ne parla anche Jacopo Valvasone di Maniago. Nell’elenco dei centri friulani appaiono anche Varianum. Il Codice citato dal Muratori riporta molti centri esistenti anteriormente al X° secolo. Poiché il vescovo Niceta, riparato a Grado a seguito dell’invasione degli Unni (452 d.C.), è citato nella vita dei Patriarchi, dove sono elencati i centri sopra menzionati, dobbiamo ritenere che questi fossero esistenti a quell’epoca. Plebs Variani risale certamente ai tempi dell’istituzione delie Pievi cioè al IV° secolo. L’esistenza della Pieve è attestata in seguito in un documento del 1190 e da un elenco delle Pievi del 1247. Erano soggette alla Pieve le Ville: Nespoledo, Pasian Schiavonesco, Basagliapenta, Villacaccia, Blessano, Villaorba e Vissandone. E’ stata sin dalle origini soggetta al Vescovo e poi Patriarca di Aquileia in quanto corrispondeva il “Jus exigendi cathedraticum”, cioè la contribuzione d’ogni ente ecclesiastico alla sede patriarcale. Nel 1247 la PLEBS VARIANI è tassata per 18 marche. Nel 1334 viene unita dal Patriarca Bertrando col Capitolo di Udine. Il Patriarca Nicolò di Lussemburgo conferma nel 1352 l’unione della Pieve di Variano alla Collegiata di Udine. Nel 1561, con l’appoggio del Vicario Patriarcale, il “beneficiato” di Variano ottiene il diritto di riscuotere le rendite di Variano e Pasian Schiavonesco. Poi nel 1568 il Pievano riscuote il quartese e le rendite di Variano e le rendite di Pasian Schiavonesco, mentre il quartese dello stesso lo riscuoteva il Capitolo di Udine.

(Testi di Gianfranco De Cecco)

variano statuaLa Chiesa parrocchiale La chiesa di San Giovanni Battista è riconosciuta come Pieve già dal 1190, anno in cui in una disputa avvenuta al tribunale ecclesiastico è documentato per la prima volta un certo Johannes Plebanus de Variano, ovvero il pievano incaricato dell’esercizio sacerdotale presso quella Pieve, alla quale facevano capo le diverse filiali ad essa soggette, inserita prima all’interno dell’Arcidiaconato inferiore (1247), secondo la politica del patriarca Bertoldo d’Andechs, e poi unita al Capitolo di Udine (1334) durante il patriarcato di Bertrando, la Pieve di Variano nel 1375. Con la scissione in due curazie, quella di Basagliapenta con Nespoledo e Villacaccia, e quella di Vissandone, con Blessano e Villaorba, alla Pieve rimase Pasian Schiavonesco (oggi Basiliano) quale unica filiale (fino al 1912). Nel 1809 Variano cessò poi di essere chiesa matrice e divenne parrocchia e, in seguito, Forania (1920). Le poche tracce, sia pittoriche che letterarie, che consentono di ricomporre la struttura architettonica della primitiva chiesa ci restituiscono l’immagine di un edificio che, probabilmente sorto sui ruderi di un antico fortilizio, si presentava in origine a pianta ottagonale, di modeste dimensioni, con spazi di servizio angusti, costruito in sasso e pietre e corredato di torre campanaria posta a oriente. Già documentata nel XII secolo, la chiesa subì, soprattutto nel corso del Settecento, alcuni interventi di restauro e diversi lavori (furono eretti i tre altari, terminate le sacrestie ed esteso il coro) che si prolungarono fino alla seconda metà del XIX secolo, quando si prospettò l’esigenza di un ulteriore ampliamento dell’edificio che a causa del rilevante aumento demografico non riusciva più a contenere i fedeli. Seppur nato in un momento favorevole, in seno cioè ad un recupero di al-cuni fondi finanziari della chiesa ad essa ceduti dalla vedova Pianina, l’intento tardò tuttavia a concretizzarsi e fu solo nel 1903 che un’apposita Commissione del luogo incaricò l’impresario-capomastro Girolamo D’Aronco (1825-1909), padre del celebre Raimondo artefice, tra l’altro, del Palazzo Municipale di Udine, dell’esecuzione dei progetti architettonici per il nuovo edificio cultuale. I disegni che ancora oggi si conservano in archivio testimoniano la maestria tecnica dell’autore il quale, tratto dopo tratto, seppe tradurre sul foglio quell’idea dettata dalla commit-tenza, la quale, considerata la grandiosità pianimetrica e la sontuosità architettonica dell’edificio, intendeva esibire ancora l’importanza di quella sede, un tempo Pieve. Nel progetto l’antica chiesa si trovava così inglobata nel nuovo edificio a croce latina, del quale andò a costituire l’area presbiteriale. Assodato che il disegno di D’Aronco non potè che riscuotere consensi per l’indiscussa qualità artistica, a frenare le spinte edilizie dei varianesi fu probabilmente il con-sistente onere economico che tale progetto prevedeva. Si decise così di ridimensionarlo affidandone la revisione all’impresario Vittorio Bigaro di Mortegliano (1909), il quale purtroppo ridusse a linee più modeste l’artistica idea del D’Aronco. I lavori a quel punto proseguirono celermente, tanto che il 17 luglio 1910 la chiesa fu benedetta e finalmente aperta al culto dei fedeli, i quali fino a quella data si erano riuniti nella chiesetta di San Leonardo per partecipare alle celebrazioni liturgiche. «Domenica prossima sarà solennemente inaugurata la nuova chiesa parrocchiale con l’intervento di mons. Marcuzzi. Per tale circostanza vi saranno corse ciclistiche, illuminazioni, concerti ecc…» (“Patria del Friuli”, 15 luglio 1910). Con queste parole il quotidiano dava notizia, sulla cronaca locale del Comune di Pasian Schiavonesco, di un avvenimento che si presentava ai lettori come conclusivo di un iter edilizio che aveva interessato la chiesa di Variano. In realtà tanta era la gioia di vedere conclusi i lavori che forse si corse troppo verso l’inaugurazione di un edifìcio che si presentava ancora spoglio e incompleto sia esternamente che nell’aula interna dove la collocazione degli altari non era quella definitiva e tutto appariva ancora in fieri.

(Testi tratti da: D. Nobile, “Le Chiese di Variano”, Agraf 2011)