RIFLESSIONE PARROCO

Faccio conoscere l’Omelia che l’Arcivescovo ha tenuto alla Veglia dei giovani, riunitisi in Cattedrale giovedì 15 febbraio 2018. Mi pare un’ottima opportunità per fare un buon esame di coscienza personale a partire dal vangelo. dD
Commento dell’Arcivescovo al Vangelo (Marco 1, 40-45)
Al tempo di Gesù, la lebbra era considerata una delle peggiori malattie, perché consumava un po’ alla volta la pelle e la carne fino a portare alla morte; non era curabile ed era contagiosa. Per questo, i lebbrosi erano cacciati dal paese ed erano condannati a vivere in caverne e, a volte, nei cimiteri. Non potevano avvicinarsi a nessuna persona sana: se un lebbroso l’avesse fatto, sarebbe stato ucciso con la lapidazione.
Il lebbroso del Vangelo infrange tutti i divieti e si avvicina a Gesù, rischiando quindi la morte per lapidazione. Si getta in ginocchio davanti a lui e lo prega: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Non ha più speranze umane e gli resta solo la fede in Gesù: è convinto che Gesù, se vuole, può essere più potente anche della lebbra e può purificargli il corpo dal male. Se qualcuno avesse toccato un lebbroso, sarebbe stato subito cacciato, perché avrebbe potuto essersi contaminato. Gesù invece non viene cacciato perché, appena tocca quell’uomo, la lebbra scompare. Mostra di avere il potere di purificare dal male quel malato che, in ginocchio, lo supplicava.
Infine, dopo averlo guarito, Gesù invia l’uomo dai sacerdoti perché – secondo la legge dell’epoca – toccava a loro dichiarare la guarigione di un lebbroso, nelle poche volte che ciò capitava.
Esame di coscienza davanti al Vangelo
Leggendo questo episodio del Vangelo pensiamo a noi stessi. C’è un posto anche per noi, ed è quello del lebbroso. Ognuno di noi ha un po’ di “lebbra” addosso e questa sera, all’inizio del tempo di Quaresima, cerchiamo di riconoscerla nella confessione. Ci sono, infatti, i lebbrosi nel corpo (molto pochi al nostro tempo); più numerosi sono i lebbrosi nel cuore e nell’anima. C’è la lebbra che corrode la pelle e c’è la lebbra che corrode il cuore. Facciamo qualche esempio:

  • c’è la lebbra dell avarizia, che si attacca al cuore e ti fa sentire contento quando hai più soldi e più cose degli altri, non quando doni queste cose a chi non ne ha;
  • c’è la lebbra della rabbia: la rabbia contro sé stessi, che non fa mai star contenti per come siamo; la rabbia contro gli altri, che spinge a sentimenti e parole cattive;
  • c’è la lebbra dell’impurità’. è la voglia di usare il corpo proprio (o degli altri) per cercare un piacere egoistico con pensieri, immagini o comportamenti;
  • c’è la lebbra della superbia, che ti tormenta se non ti senti un po’ più in alto degli altri, magari anche passando sopra di loro;

L’elenco potrebbe continuare. Mettiamoci come il lebbroso, cioè in ginocchio davanti a Gesù. Mostriamogli la lebbra che in questo tempo è attaccata al nostro cuore. Quali piaghe troviamo dentro di noi? In che cosa sentiamo che il nostro cuore è un po’ sporco o malato?
Confessione dei peccati e perdono di Gesù
Il lebbroso si getta in ginocchio e prega Gesù: «Se vuoi, puoi purificarmi». Proviamo a fare questa preghiera: confessiamo a Gesù le piaghe del nostro cuore e lo preghiamo di guarirci, per avere un cuore più sano, più buono, più puro.
Gesù invia il lebbroso guarito dai sacerdoti. Anche noi possiamo incontrare Gesù nel sacerdote, vivendo il Sacramento della Riconciliazione. Nella Confessione mostriamo a Gesù le nostre piaghe e preghiamolo perché ci perdoni, ci guarisca con il suo amore, ci doni la gioia di sentirci abbracciati da lui.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.